Un mare di superstizioni
vvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvvv
Chiunque prenda il mare per la prima volta, si lascia condizionare, anche solo in parte, dalle credenze e superstizioni che da secoli accompagnano tutti i marinai.
La storia marinaresca è intrisa di riti scaramantici strani e meno strani, che sono ancora oggi diffusi: capitani e marinai sono sempre attenti a non sfidare la fortuna e ingraziarsi la benevolenza degli elementi della natura.
Una delle superstizioni più diffuse tra i marinai è il colore verde a bordo, infatti, indossare indumenti verdi o portare oggetti di questo colore in barca, può portare sfortuna. Il verde è il colore della muffa che si può formare sul legno o sul metallo delle navi, e può essere rischioso scoprirne delle tracce quando già si è lontani dalla costa. Fin dall’antichità era ritenuto che fischiare a bordo potesse far nascere tempeste: se un marinaio si metteva a fischiare significava che voleva sfidare il vento.
Tutti sanno che la tradizione di varare una nave è molto antica: il padrino o la madrina devono rompere una bottiglia di champagne a prua o sulla chiglia ed è particolarmente importante che essa si spacchi al primo colpo, altrimenti la barca avrà una vita piena di sventure e disgrazie.
Un’altra credenza molto particolare, che può avere origini religiose, è quella di non partire mai di venerdì, infatti, nella tradizione cristiana il venerdì è visto come giorno di avvenimenti nefasti.
La paura dell’ignoto e dell’immensità degli oceani ha generato sin dagli albori della navigazione una fitta serie di credenze, e per menzionarle tutte si potrebbe scrivere un’intera enciclopedia. Purtroppo ancora oggi queste credenze popolano i sette mari, e se non è superstizione, è semplice scaramanzia